Il cardinale Vicario Marchetti Selvaggiani conoscendo i problemi della diocesi di Roma fin dagli anni trenta aveva
deciso di porvi rimedi cercando di rivitalizzare le Parrocchie esistenti ed erigendo 42 nuove specificatamente per la
pastorale nelle campagne dell'Agro Romano. Impiantò una lenta opera di rinascita che a lungo termine, non mancò di dare
i suoi frutti. La Parrocchia “S. Maria della Fiducia” rientrò nel progetto.
La borgata Finocchio in quegli anni era una
Borgata priva di ogni struttura. La cappella esistente era stata costruita sulla collina della pace proprietà di
Monsignor Antonio Castellucci, il quale ogni domenica veniva dalla città per celebrare la S. Messa. Alla sua morte, gli
eredi vendettero la proprietà. Quindi non rimase nulla. Gli abitanti della borgata si rivolsero alla Sig. Emilia
Migliori chiedendo di poter celebrare la S. Messa in un locale rustico che era adibito ad osteria il "Casale di
Finocchio" dove la domenica si celebrava la S. Messa e che sorgeva dove ora vi è il negozio di fiori e l'abitazione di
Germano, accanto all'attuale Chiesa parrocchiale.
Nel 1939 sul terreno donato dal De Fonseca fu costruita la “Casa del fascio” che divenne sede della stazione sanitaria
appena cadde il regime; fu qui che le Figlie delle Madonna si accinsero a prestare la loro opera, era questo il quadro
che si presentò alle suore il 30 settembre 1941 quando arrivarono a Finocchio.
Chi aveva chiesto la loro presenza?
Quali compiti erano stati affidati? Presto detto.
Martedì 30 settembre 1941 arrivarono dal Divino Amore cinque giovani, non tutte ancora professe ma già impegnate
nell'attività pastorale al Santuario della Madonna del Divino Amore, erano: sr. M. Antonietta Fabbri, già professa, due
novizie sr. Maria Lidia Mammuccari e sr. Maria Giovanna Mancini e due aspiranti sorella Angela Onori e sorella
Antonietta Carducci che da quel giorno avrebbero dovuto svolgere il loro apostolato tra le poche famiglie del centro e
fra quelli dei vasti latifondi.
E' la prima reale presenza religiosa ed evangelizzante in questo territorio all'estrema
periferia: sarebbero andate in cerca di bambini, di giovani per organizzare attività che potessero aiutare la crescita
umana e spirituale del popolo di Dio ivi residente, sarebbero arrivate là dove il sacerdote che ancora non esisteva, non
poteva arrivare, la Chiesa era costruita ma il parroco non c'era ancora. Le suore abitavano nella canonica e tenevano
l'asilo negli ambienti della parrocchia.
Il padre don Umberto Terenzi aveva lasciato un impegno da mantenere ogni giorno: “Prima di mettervi a tavola dal vostro
desco togliete il pasto per il sacerdote e portatelo” un'attività caritativa che sarà precipua per la Congregazione.
Quindi una semplice presenza voluta dal cardinale vicario Mons. Marchetti Selvaggiani.
Alla nascente Congregazione mancava ancora l'approvazione diocesana ed il Cardinale volle esaminare all'atto pratico il
carisma e la preparazione dei suoi membri, ritenne Finocchio, un banco di prova, come fosse un esame di maturità.
Rivolgendosi al padre don Umberto Terenzi ebbe a dire: “Vediamo cosa sanno fare le vostre suore!”
Dopo sei mesi emisero i voti pubblici i1 25 marzo 1942, quando la Congregazione aveva ricevuto la prima approvazione
diocesana.
Cominciarono gli orrori della guerra che fece sentire la sua comparsa e Finocchio ebbe le sue vittime.
Il cardinale diede ordine di erigere la casa per le suore, che fu la prima casa filiale della Congregazione. Nel 1968
ebbe dalla Pontificia Opera per la preservazione della fede un atto di donazione del terreno e dell'immobile.
Già ne1 1941 si posero le basi per la prima vera opera sociale: il 13 ottobre iniziò “la scuola di lavoro” un
laboratorio di ricamo, maglieria e cucito. Il primo giorno furono presenti una decina di allieve dai 9 ai 12 anni: un
successo! In seguito si aprì un laboratorio di rammendo e tessitura che seguì fino alla legge dell'apprendistato.
Sempre nel 1941 nacque la Scuola dell'Infanzia nei locali della nascente parrocchia. Negli anni '50 nella casa delle
suore fu aperto un poliambulatorio che venne loro affidato.
Nel '57 subì una trasformazione nacque l'idea di dare assistenza alle gestanti, così si aprirono i reparti di maternità
e chirurgia generate a servizio della borgata. Nel '74 con l'evolversi del sistema sanitario, la legge non ammetteva 21
posti per cui si fu costretti a cambiare. Nel '77 la Scuola dell'Infanzia si trasferì nella ex “Casa del fascio” che
venne restaurata ed adattata per accogliere i bambini della borgata.
Ne1 '78 tutta la struttura per la quarta volta dovette cambiare per accogliere i più poveri che nessuno vuole: come
il Padre Don Umberto aveva profetizzato.
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